Come e perché non aprire la tua società in Bulgaria e a Malta?
Salve amico imprenditore.
Il post di oggi, sulla scorta di alcuni messaggi ricevuti nei giorni scorsi, è dedicato a queste due giurisdizioni.
La domanda è sempre la stessa: perché non aprire una società qui o lì dove l’aliquota fiscale sembra vantaggiosa (e in alcuni casi lo è davvero)?
A costo di ripetermi, si deve fare sempre la solita premessa che qualunque professionista serio deve riferire.
NON CI SONO GIURISDIZIONI GIUSTE O SBAGLIATE per principio.
La scelta di quest’ultima si rifà ad una molteplicità di criteri (di cui il fattore economico è solo uno di essi) da valutare e questa valutazione risulta diversa per ogni imprenditore.
Detto questo il post di oggi mi dà l’occasione di introdurre il concetto di fattori economici diretti e indiretti.
Per farla breve i fattori economici diretti sono quelli che hanno un rilievo immediato ed esplicito nel vostro bilancio (come le tasse, i costi di apertura e gestione ecc.).
Quelli indiretti sono quelli che hanno un rilievo non immediato e non esplicito nel vostro budget (come ad esempio la burocrazia, la lentezza o l’assenza dei servizi).
Ho fatto questa premessa per introdurre l’idea che una giurisdizione può avere dei fattori economici diretti irrisori ma dei fattori economici indiretti elevati.
Con questo in mente faccio un parallelo tra le giurisdizioni di cui sopra e Londra.
Partiamo con Malta.
Così come per la Ltd inglese non necessita di atto notarile per la costituzione societaria tuttavia ha una tassa di registrazione molto più alta di quella britannica (almeno €210 per poi crescere in considerazione del capitale sociale), inoltre ha regole molto più rigide per quanto riguarda l’individuazione dell’oggetto sociale (similmente alla legge italiana).
Negli UK invece esiste una codicistica merceologica molto più ampia.
L’IVA è al 18% ma, a differenza del Regno Unito, si paga da subito e la tassazione societaria è al 35% (anche se sfruttando le pieghe del sistema si può arrivare a pagare soltanto il 5%).
Veniamo alla Bulgaria.
Anche qui qualche differenza di non poco conto.
Innanzitutto è necessario l’atto notarile e, soprattutto, il capitale sociale, quale che sia, deve essere interamente versato sul conto corrente societario.
L’IVA è al 20% e la tassazione per le società è al 10% (aliquota fissa).
Questo è per quanto riguarda i fattori economici diretti.
Sii sincero, se fosse tutto qui andresti ad aprire la tua società in qualcuno di queste giurisdizioni oggi stesso, portandoti dietro tutti gli imprenditori del pianeta.
Purtroppo non è tutto qui.
Affianco a ciò abbiamo qualche fattore economico indiretto da considerare.
Uno dei tanti è che, anche se non è bello da sentirsi dire, nessuna di queste due giurisdizioni ha l’efficienza burocratica amministrativa del Regno Unito.
Un altro (che forse è il principale) è che nessuna di queste due giurisdizioni ha la credibilità internazionale del Regno Unito, questo vuol dire che, a livello di immagine, una società a Londra dà una marcia in più nel procacciamento di nuovi clienti.
Altra problematica fondamentale è data dalle transazioni internazionali (per quelli che ne fanno molteplici tutte i giorni). Infatti dato l’inasprirsi delle leggi antiriciclaggio internazionali non tutti i paesi che a livello formale sono nella cosiddetta White List, godono di un basso regime di controlli per le transazioni da e verso l’estero.
Soprattutto nel caso della Bulgaria (così come di altri paesi dell’est Europa o, in generale, dell’ex blocco sovietico) i controlli sono sensibilmente maggiori.
Questo capita perché ogni istituto di credito per autorizzare le transazioni internazionali deve svolgere indagini capillari per essere certa di non entrare, nemmeno in linea trasversale, in contatto con alcune delle banche russe che sono oggetto di sanzioni internazionali (per essere sintetico, se questo contatto c’è la transazione si blocca e puoi dire addio ai tuoi soldi).
E questo vale per ognuna delle tre banche coinvolte in ogni transazione internazionale (in questo caso è bene ricordare che se anche puoi avere controllo su chi sia la banca emittente e quella ricevente, potresti dover fare i conti con la banca intermediarie, non evitabile).
Per concludere, un’altra cosa da tenere a mente è che gli istituti bancari di entrambe le giurisdizioni di cui sopra hanno avuto, qualche anno fa problemi di liquidità (alcuni talmente grandi da rischiare il crack) e che si sono dovuti dotare di strumenti legislativi particolarmente severi (in tema di antiriciclaggio) per poter restare all’interno della Unione Europea.
In definitiva, a parere di chi scrive, il Regno Unito, facendo un rapito parallelo tra fattori economici diretti e indiretti, e sempre al netto della valutazione ex ante da parte di ciascun imprenditore, resta la nazione più favorevole e credibile dove inaugurare l’internazionalizzazione del proprio business.
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Passo e chiudo.
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