NOMAD DIGITAL: IL NOMADE DIGITALE CHE RISIEDE BUROCRATICAMENTE IN UN TERRITORIO E VIAGGIA TUTTO L’ANNO, DOVE VIENE TASSATO?
La domanda che più spesso ci viene fatta proviene da una moda degli ultimi tempi: viaggiare il mondo e lavorare a distanza.
Vuoi perché il Covid ha sdoganato il lavoro da remoto, vuoi perché molti hanno letto in inglese il libro di ANDREW HENDERSON, Nomad Capitalist, scopiazzato da alcuni tax planner nostrani, ma il guadagnare lavorando fuori Italia è ormai diventata una esigenza.
Come tutte le esigenze, però possono portare con sé alcuni problemi di tipo legale e fiscale.
Nella pratica, dove pagherai le tue tasse? Quando è che lo Stato Italiano ti può tassare anche se sei all’estero? Come farlo in sicurezza?
Cerchiamo di rispondere in questo articolo.
Il nomade digitale, secondo molti, dice che può passare 3 mesi in ogni giurisdizione, poniamo il caso di off-shore allo 0% per non pagare tasse.
Per chi è italiano questo non è fattibile.
La Cassazione ha stabilito, poi seguita dall’Agenzia delle Entrate, che la residenza deve essere stabile e continuativa, quindi devi restare nel paese di residenza almeno 6 mesi e 1 giorno, altrimenti non hai perfezionato la tua residenza all’estero in maniera efficace ed effettiva.
Lo stato italiano opera una fictio giuridica e dice che i mesi nelle varie giurisdizioni non sono utili al calcolo perché non rispettano la regola dei 6 mesi più un giorno cumulativi in uno stato. Quindi se i 6 mesi li hai passati due mesi in uno stato, due mesi in un altro e 2 mesi e 1 giorno in un terzo stato, sei comunque in difetto giuridico e sei fiscalmente residente in Italia.
Questo modo di ragionare andrebbe bene in altri principi giuridici, dove vi sono principi diversi dall’abuso del diritto, principio esistente in Italia.
Se vuoi il nostro aiuto in questo campo molto delicato, non hai che da contattarci utilizzando il form in questa pagina: https://themoneylawyers.com/contatti/!