Criptovalute: Bitcoin, Ethereum e criptovalute, storia e fiscalità

Criptovalute: In questo articolo analizziamo tutto ciò che devi sapere sulle criptovalute (bitcoin, ethereum e altre cripto).

L’idea di una valuta virtuale decentralizzata usata fu descritta per la prima volta nel 1998 da Wei Dai in una mailing list di cripto anarchici.

Nelle intenzioni di questa persona una nuova comunità non assoggettata ad alcun potere centrale che non fosse libero arbitrio individuale sarebbe dovuta nascere per deviare dei tradizionali servizi forniti da governi o istituzioni governative. Da questo nasce l’ipotesi di una rete irrintracciabile, dove emittenti e di destinatari sono identificati solo da pseudonimi digitali (ad esempio chiavi pubbliche) ed ogni messaggio è firmato dal mittente e criptato al suo ricevitore.

Tutto è iniziato così.

il 31 ottobre 2008, dopo 11 anni dalla proposta di Wei Dai, appare un articolo in una nuova mailing-list da parte di qualcuno che si firmava come Satoshi Nakamoto che aveva preso le redini dell’idea di Wei Dai e l’aveva usata per creare la prima criptovaluta, il Bitcoin.

Il riassunto della descrizione di Nakamoto asseriva che ”una versione puramente peer-to-peer di denaro elettronico permetterebbe di spedire direttamente pagamenti online da un’entità ad un’altra senza passare tramite un’istituzione finanziaria. Proponiamo quindi una soluzione al problema della doppia spesa mediante l’utilizzo di una rete peer-to-peer. La rete stampa un marcatore temporale sulle transazioni facendo hashing sulle stesse ed incatenando in una catena di proof of work basata su hash formando una registrazione che non può essere modificata senza rifare la proof of work.

Quindi l’idea di Nakamoto era sostituire un meccanismo di pagamenti basato sulla fiducia dell’istituzione finanziaria terza (Banche centrali in primis) con un meccanismo di pagamenti basato sulla comunicazione crittografica, dove la valuta elettronica in realtà era rappresentata da una catena di firme digitali e dove ciascun proprietario trasferisci valuta al successivo firmando digitalmente un hash (ossia la funzione matematica/struttura di dati) della struttura precedente aggiungendovi la chiave pubblica del proprietario successivo.

La filosofia di base di tutto ciò è chiara: sfruttare le potenzialità della rete per creare un sistema privato che prescinda dalla presenza di un arbitro, di un’autorità e della presenza di 1/3 indipendente che garantisca la transazione in una struttura ad assoluta assenza di fiducia ma la cui conformazione porta alla presumibile certezza della transazione, garantendo assoluta riservatezza e trasparenza (dato che la blockchain è un registro condiviso).

A fronte di quanto detto, da un punto di vista tecnico prettamente legato al suo funzionamento, il Bitcoin può essere definito come un protocollo di comunicazione decentralizzato ed indipendente che regola un sistema di pagamento basato su una moneta virtuale.

Tutte le transazioni in Bitcoin sono scritte in un registro pubblico (blockchain), immodificabile e distribuito, ossia memorizzato su più dispositivi collegati tra loro. Da tale registro viene desunta la quantità di Bitcoin che ogni indirizzo è in grado di spendere essendo nel registro, infatti, indicate solo le transazioni e non direttamente i saldi. I dispositivi su cui è memorizzata e che sono interconnessi tra loro vengono infine chiamati nodi e insieme costituiscono la rete Bitcoin.

Dopo l’avvento dei Bitcoin ovviamente sono nati moltissimi progetti similari. In sostanza questi progetti sono ispirati al Bitcoin, ma talvolta integrano alcune caratteristiche differenti ed aggiuntive degne di nota. Un esempio di questi è dato dalle altcoin (sinonimo di alternative Coin – es: Ethereum) e dalle stable Coin.

In breve questi progetti si basano sulla stessa tecnologia di interazione, ma applicata ad una serie di strutture che non si limitano ai pagamenti e alla immodificabilità delle transazioni economiche, ma spaziano in contesti molto più ampi come per esempio la creazione degli smart contract. Per essere sintetici questi ultimi sono dei codici che semplificano il trasferimento di denaro di proprietà o di qualsiasi altra cosa di valore in quanto uno smart contract caricato sulla blockchain diventerà un programma che sarà eseguito automaticamente al verificarsi di condizioni prestabilite. Questa forma contrattuale sta diventando estremamente popolare data la sua automatica implementazione e impossibilità di modifiche in malafede per la semplice ragione che viene utilizzata per il tramite dello strumento blockchain.

Altro esempio lampante delle infinite potenzialità della blockchain è dato dalla creazione dei cosiddetti token ossia un valore digitale (che a volte può essere una criptomoneta e altre volte può non esserlo) che può trasferire una serie di diritti di varia natura (inclusi diritti economici di un certo peso). Un classico modello di riferimento è dato dagli utility token e security token.

L’utility token è un token che una volta acquistato da diritto alla consegna di un bene o all’erogazione di un servizio. Il security token invece è un token che trae il suo diritto da un titolo esterno che può essere a sua volta commerciato o oggetto di contrattazione (un esempio possono essere delle azioni societarie – in questo caso vengono anche definiti equity token).

Infine riteniamo di dover menzionare anche la presenza degli NFT (Non Fungible Token) che rappresentano delle risorse crittografiche su una blockchain con codici di identificazione univoci e metadati che li distinguono l’uno dall’altro. Al contrario delle criptovalute, non possono essere scambiate in nessuna forma di equivalenza.
Questo li distingue dai token fungibili come le criptovalute, che sono identici tra loro e, quindi, possono essere utilizzati come mezzo per le transazioni commerciali.

La costruzione distinta di ogni NFT ha il potenziale per diversi casi d’uso. In effetti, sono il veicolo perfetto per rappresentare digitalmente risorse fisiche come immobili e opere d’arte.
Poiché si basano su blockchain, gli NFT possono essere utilizzati anche per rimuovere intermediari e collegare gli artisti con il pubblico o per la gestione dell’identità.

Tutte queste potenzialità ed i pressoché infiniti campi di applicazione in cui potrebbe svilupparsi questo nuovo modo di approcciare alle tematiche economiche e finanziarie fa capire perché nella maggior parte delle giurisdizioni del mondo le criptovalute sono considerate un vero e proprio asset aziendale, quindi soggetto a tutti i benefici e gli oneri fiscali relativi a questi ultimi.

Bene, dopo questo lungo articolo sulle criptovalute, se hai bisogno di aiuto su come gestire la fiscalità delle criptovalute, vai qui: https://themoneylawyers.net

Avv. Fabio Santoro e Avv. Oreste Maria Petrillo, The Money Lawyers