Internazionalizzazione

Ciao e un caldo benvenuto dai vostri Money Lawyers.

Quando pensi alla internazionalizzazione che cosa ti viene in mente?

Prima di entrare nelle meccaniche dell’internazionalizzazione molti (e forse anche tu) pensano, in questi casi, a quelle isole tipo Panama piuttosto che a paesi come Dubai e tutti quei posti dove vi è un vantaggio fiscale talmente elevato da far dimenticare tutto il contorno. 

Ma è davvero così, puoi pensare solo al risparmio fiscale e non a tutto il contorno? 

Quando pensi alla tua azienda all’estero (esperienza personale che è capitata anche a noi da ragazzi) viene vista come un cliché, l’imprenditore è idealizzato come qualcuno che cammina con la Porsche con la strada libera lungo la costiera, con il tettuccio aperto e il vento sulla faccia e magari va a farsi un bagno in qualche posto esclusivo e poi quando è il momento torna a casa e si ritrova il conto in banca bello rimpinguato, chissà come, chissà perché.

Ora naturalmente questo è soltanto una favola, qualcosa che si vede nei film ma non rispecchia la realtà, soprattutto se tu che stai guardando sei un imprenditore e sai benissimo che l’impresa non è fatta da persone che circolano di qua e di là e perdono il loro tempo per la maggior parte della giornata, ma da persone che, detto molto volgarmente, si fanno il sedere dalla mattina alla sera, persone che lavorano, persone che devono stare dietro ai loro affari, quindi naturalmente quando si pensa alla società all’estero si mettono da parte un attimino tutti i sogni e  le favole e si sa che si deve scegliere una giurisdizione che corrisponde a tutta una serie di criteri.

Il primo criterio tra questi è quello sicuramente fiscale: quando si sceglie una giurisdizione estera tutti pensano che bisogna scegliere necessariamente la giurisdizione dov’è  il vantaggio fiscale maggiore, come nel film The Panama Papers, dove i due avvocati dello studio legale Fonseca dirigevano gli affari delle più ricche società del mondo da studi che si affacciano su spiagge bellissime, con spiaggia bianca e acqua cristallina. 

Ma senza spingersi così in avanti con la fantasia, vediamo cosa succede oggi. 

L’Italia si trova tra i posti della parte bassa della classifica dell’Index Of Economic Freedom, classifica che dà l’indice di libertà economica dei paesi, dove, soprattutto, si può o meno fare agevolmente impresa.

Index_of_Economic_Freedom_

Dall’altro lato abbiamo il Regno Unito, con Londra, che si trova, invece, ai primissimi posti tra i paesi dove è più facile fare impresa ed è al settimo posto tra i paesi di tutto il mondo, in forte ascesa, e questo stato di fatti è aiutato molto proprio dalla Brexit che ha dato la possibilità di abbassare ancor di più la tassa societaria, corporation tax, al 19% e si prevede che calerá ancora.

Ma cosa è accaduto, ad esempio, ad imprenditori che hanno pensato a internazionalizzare in altri paesi, come ad esempio Hong Kong, ex protettorato britannico, o Dubai, pensando solo all’aspetto fiscale?

Prendi Hong Kong: a causa di una forte sommossa popolare, ovviamente finita con spargimenti di sangue dei dimostranti, vi è stato un momento di tensione sociale elevatissimo che ha portato molti imprenditori, soprattutto italiani, a fuggire e abbandonare la propria impresa. 

E a Dubai?

Recentemente dopo l’attacco di Trump al generale Soleimani, l’Iran ha minacciato lo stesso Trump e i suoi alleati di bombardarli, e tra le minacce vi è capitata anche Dubai, dicendo che se riceveranno ancora attacchi, i prossimi a cadere sotto le bombe, sarebbero stati i Dubaini (per ora ne ha fatto le spese l’Ucraina, vista come un possibile posto in cui investire il loro denaro).

Il fatto è che quando si sceglie un paese in cui espandere la propria attività non bisogna guardare solo il risparmio fiscale, ma soprattutto allo stile di vita, alla cultura e alle abitudini più o meno simili alle tue e, soprattutto, alla qualità di vita, intese anche come sicurezza personale tua e della tua famiglia, perché naturalmente tutto questo va a riversarsi giocoforza sul tuo business.

Quindi la domanda da farsi quando si internazionalizza è il rapporto rischi-benefici perché  il vantaggio fiscale di per se stesso, per quanto grande, potrebbe non essere sufficiente per giustificare l’impianto strutturale che si richiede quando si deve poi procedere all’internazionalizzazione di un determinato business.

Quindi quando si fa questo tipo di scelta una delle prime cose da fare e valutare il rapporto di benefici e quindi mettere sul piatto della bilancia gli uni e gli altri e vedere con che progressività vi sono i benefici a dispetto dei rischi, oltre al discorso familiare su chi arriva da giovane, da solo e senza famiglia o meno.

Il processo di internazionalizzazione, laddove tu lo voglia, della tua impresa, è una scelta fondamentale che poi avrà per forza di cose ripercussioni su tutti gli altri aspetti della tua vita, e questo è un punto fondamentale. 

Una volta chiarito questo aspetto, poi si può parlare di tutto quello che serve, di tutto il rimanente in relazione a come risparmiare, a come far crescere il proprio business, come internazionalizzarsi, come affermarsi anche su scala internazionale.

Però questi sono tutti punti che per quanto importanti vengono in un secondo momento rispetto alla scelta della località che rappresenta le fondamenta di un edificio, del tuo edificio di business internazionale.

Pensaci, riflettici e se ti serve aiuto per capire se espanderti all’estero o meno, non esitare a contattare il numero verde, gratuito, al 800 17 00 16

P.S.: Se cerchi il nostro aiuto diretto, vai qui: https://themoneylawyers.com/consulenza/